VI SONO BUGIE CHE HANNO… 10 FRASI INDIMENTICABILI DA PINOCCHIO

Arlecchino, Pinocchio e Pulcinella sono l’Italia del popolo, che si rappresenta, si denigra e si riscatta con la felicità che trasmette questo trio. Un’Italia del passato, ma che si può riconoscere oggi dovunque”, ha scritto il grande Raffaele La Capria sul burattino più famoso di tutti i tempi. Oggi ricorre l’anniversario della morte di Carlo Collodi (24 novembre 1826 – 26 ottobre 1890), suo papà e inventore, nato a Firenze da padre cuoco e madre sarta, entrambi a servizio dei marchesi Ginori. Studiò grazie a loro, tra Firenze e Collodi, dove viveva il suo nonno paterno, da giovane seguì lezioni di retorica e filosofia e lasciò gli studi per fare il commesso in una libreria. Lì, era così considerato, che gli era permesso di leggere anche i libri messi all’indice, i suoi primi scritti riguardano il teatro e la musica.

Si firmò per la prima volta Carlo Collodi nel 1856, in un articolo per il giornale umoristico La Lente, e da quel momento in poi, quello fu il suo nom de plume. Al capolavoro per il quale verrà per sempre ricordato comincia a lavorare verso il 1877, quando sul Giornale per i bambini, pioniere nei periodici per l’infanzia, uscì la prima puntata di Le Avventure di Pinocchio, con il titolo Storia di un burattino. Il volume contenente tutte le avventure uscì completo nel 1883.

Il valore artistico e pedagogico del suo capolavoro Le Avventure di Pinocchio è stato riconosciuto a partire dai primi anni del Novecento. E continua anche oggi. Rileggiamo 10 frasi di questo geniale libro.

1. C’era una volta…
Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

2. Vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.

3. La miseria, quando è miseria davvero, la intendono tutti: anche i ragazzi.

4. Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito, o sono matti o imbroglioni!

5. In questo mondo, quando si può, bisogna mostrarsi cortesi con tutti, se vogliamo esser ricambiati con pari cortesia nei giorni del bisogno.

6. Insegui ciò che ami, o finirai per amare ciò che trovi.

7. – E che mestiere fa?
– Il povero.

8. I ragazzi che vogliono fare di loro capriccio e a modo loro, prima o poi se ne pentono.

9. Mille anni fa, anch’io ero un ragazzetto, come voi, miei cari e piccoli lettori: anch’io avevo, su per giù, la medesima vostra età, vale a dire fra gli undici e i dodici anni.
E com’è naturale, dovevo ancor’io andare tutti i giorni alla scuola, salvo il giovedì e la domenica. Ma i giovedì, nel corso dell’anno, erano così pochi!… Appena uno per settimana! E le domeniche?… Le domeniche era grazia di Dio, se ritornavano una volta ogni otto giorni.

10. Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all’alba, voglio andarmene di qui, perché se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire mi manderanno a scuola, e per amore o per forza mi toccherà a studiare; e io, a dirtela in confidenza, di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido.