COME STARE SOLI. LA SOLITUDINE IN 5 LIBRI

Leggere e scrivere sono azioni solitarie, la solitudine in letteratura è prevista e cercata, abbracciata, voluta. Molti scrittori l’hanno sperimentata, volontariamente, e spesso la solitudine è diventata oggetto dei loro romanzi. Personaggi solitari che si rivolgono al lettore, non avendo nessun altro a cui parlare, facendo diventare chi legge un esploratore attivo, tra paesaggi meravigliosi o panorami urbani, alla ricerca di qualcosa, della bellezza, di qualcuno.

Ecco i cinque romanzi che esplorano meglio la solitudine, secondo noi.
La lista è da allungare coi vostri, naturalmente.

1. Jane Eyre di Charlotte Brontë (1847)
La testarda, leale, piccola ragazza nata dalla penna di Charlotte Brontë, che da sola ascolta voci nel vento tempestoso dell’Inghilterra rurale è tra i nostri personaggi solitari preferiti.

2. Gita al faro di Virginia Woolf (1927)
Questo capolavoro della letteratura racconta la solitudine dall’interno dei personaggi, esplorandola attraverso i loro monologhi interiori. Lo sfondo, che è anche protagonista, è quello di un’isola lontana, di un paesaggio remoto, che stimola desideri. Raccontando di ogni singola mente che cerca di allinearsi alle altre, senza riuscirci, Virginia Woolf racconta la forma di solitudine più terribile, quella di essere soli anche se circondati dai propri cari.

3. Festa mobile di Ernest Hemingway (1964)
Che cosa faceva questo grande scrittore quando si ritrovava solo? Mangiava, scriveva, beveva, camminava, faceva ciò che gli piaceva di più. Questo bellissimo libro insegna agli aspiranti viaggiatori e anche agli aspiranti scrittore come fare a trovarsi a casa, ovunque nel mondo, con o senza compagnia. È una specie di ricettario per l’autosufficienza.

4. Una solitudine troppo rumorosa di Bohumil Hrabal (1977)
A Praga, un uomo lavora da anni a una pressa trasformando carta da macero in parallelepipedi armoniosi e sigillati, vivi e morti a un tempo perché in ciascuno pulsa un libro che l’uomo vi ha imprigionato, aperto su una frase, un pensiero: sono frammenti di Erasmo e Lao-tze, di Hoelderlin e Kant, del Talmud, di Nietzsche. Professionista della distruzione di libri, l’uomo li crea incessantemente sotto forma diversa, e dal suo mondo infero promuove un suo speciale sistema di messaggi.

5. La fortezza della solitudine (2003) di Jonathan Lethem
Uno dei romanzi più noti di Lethem, narra la storia di Dylan e Mingus, due ragazzi, vicini di casa che abitano a Brooklyn. Dylan è bianco, Mingus è nero: la loro amicizia non è sempre Facile. Un racconto che si snoda dagli anni settanta ai novanta, all’interno della “Fortezza”, un isolato abitato da una maggioranza di famiglie nere, dove serpeggia la paura del ritorno dei bianchi. La vita nell’America degli anni settanta è fatta di conflitti razziali e politici che si possono accendere anche a partire da scelte molto piccole: quali canzoni ascoltare e quali amici frequentare. Con gli anni novanta l’atmosfera si fa più distaccata, e le persone sono sempre più avvolte nell’indifferenza e nell’isolamento.

Immagine di copertina webcomic name