QUALCHE NOTIZIA SU MILO DE ANGELIS E UNA POESIA

Il lungo percorso poetico di Milo De Angelis, iniziato alla metà degli anni Settanta, in un incontro al Circolo dei lettori a partire da due raccolte, Tutte le poesie 1969-2015 (Mondadori) e La parola data (mimesis). Diversi sonoi temi trattati: da Leśmian e la poesia polacca alle traduzioni latine, dall’obbedienza al gesto atletico, passando per il Monferrato e per il tema del ricordo. A prender parola, il poeta, Davide Dalmas, Sabrina Stroppa,Massimiliano Tortorae i ragazzi di Sul Ponte diVersi, giovedì 4 aprileore 18.

Ripercorrere l’intero cammino compiuto da Milo De Angelis, uno dei pochi veri protagonisti della poesia, non solo italiana, tra Novecento e nuovo secolo, è un’avventura stimolante e capace di aprirci sempre nuovi scenari di emozione, dove l’acutezza del dolore e la presenza del male non si impongono mai, definitivamente, sulla vitalità potente della parola poetica. La complessità in costante tensione di questa lirica si rivela nel 1976 con Somiglianze, esordio di un autore giovanissimo, perfettamente padrone, già allora, di una lingua poetica esatta e tagliente, capace di esprimere senza enfasi alcuna i vortici di una condizione esistenziale estremamente inquieta.

In questo senso, con ferrea coerenzae pur aprendosi a nuove esperienze – la parentesi dialettale, l’osservazione di un mondo urbano incupito, la spinta metafisica – De Angelis passa da strutture chiuse e catafratte a improvvise aperture di senso, come in quello che si può considerare un classico della sua opera, Tema dell’addio, dove il lutto, il senso profondo e lancinante della perdita e del distacco conducono la lirica in una dimensione drammatica. Il viaggio poi prosegue, tra quotidianità turbata e insinuarsi di venature sinistre, di nuove emergenze del mondo degli affetti e del male, come nel più recente Incontri e agguati.

In questa calma di piena luce
che si allarga
così compatta che cederle quietamente
è forse necessario,
come indugiare senza significato
a fissare il catrame bollente
o intontirsi di giallo
con l’occhio immobile al sole sulle rotaie.
È ancora possibile
smorzarsi senza strappi
fino al margine della coscienza.
Legare il cervello alle vene nei polsi
e sfaldare il pensiero:
sfaldarlo prima del pomeriggio
ma con la pazienza orizzontale
delle strade sdraiate senza respiro
nella piana di sole
che scende su questa curva di piazza
e investe i tetti delle macchine
trovare il secondo.

Immagine Viviana Nicodemo / Wikipedia