Guida ragionevole #4

Pills ‘N’ Thrills And Bellyaches, Happy Mondays 

Dei gruppi del Madchester Sound gli Happy Mondays erano quelli più legati all’ambiente dance e al clubbing. Fondati ad inizio anni ’80 da Shaun Ryder, nascono nella Great Manchester, e sono stati tra le prime band che iniziarono a fondere brit-pop e club culture, acid house, ritmi “pump the bass” e una sincera, contagiosa, irrefrenabile voglia di liberazione.

In quegli anni Manchester divenne la città dei party lunghi tutta la notte, dello sballo e della musica house che era dappertutto e piaceva a tutti. È in Inghilterra che la house entra per la prima volta in classifica e inizia a contaminare altri generi musicali. La fascia medio-bassa della popolazione aveva scoperto in Manchester una
El Dorado del divertimento: oceani di persone confluivano ogni sera nei club della città, per fuggire dal grigiore della provincia e delle periferie. E il sound degli Happy Mondays è un mix di sixties, soul, funk, disco e proto rave, con testi che raccontano storie di vita vissuta dalla working class inglese, di acidi e pillole e dei club che iniziavano a sostituire i pub.

La band entra in contatto con Tony Wilson, suonando nel suo locale Hacienda, e la passione di Tony per gli Happy Mondays è paragonabile solo a quella per i Joy Division. Il fondatore della Factory Records era convinto che Shaun Ryder fosse uno dei più grandi autori di testi nella storia del pop, lo considerava una sorta di novello Yeats. Incidono un Ep nel 1985, seguito, sempre per la Factory Records, dal primo loro Lp. 24 hour party people verrà usato anche per il film del 2002 di Micheal Winterbottom sulla scena musicale di Manchester e sulla vita di Tony Wilson.

Il disco porta alla ribalta gli Happy Mondays, ma il successo mondiale arriva nel 1990 con Pills ‘n’ Thrills and Bellyaches. Il titolo è tutto un programma: “Pillole, brividi e mal di pancia” è l’album è un potente concentrato di energia, una sintesi perfettamente riuscita di attitudine anarcoide, chitarre svisate di stampo “rock”, elementi di funky & soul, con una base ritmica presa in prestito da uno sgangherato rave-party.

C’è però anche un personaggio che sintetizza l’estetica Happy Mondays in maniera efficace, Bez non tocca strumento e non canta una nota del disco. Ma con il suo look inconfondibile, la faccia scavata, le felpe improbabili e i pantaloni larghissimi, è fisso a ballare sul palco in ogni concerto della band, agitando ogni tanto un paio di maracas. Bez è un po’ il simbolo di quell’epoca e dell’arte di arrangiarsi dei ragazzi disagiati. Non sapeva cantare né suonare, ma era lì con loro, ci metteva il ballo, donava il suo fisico alla causa e, ovviamente, si sfondava di sostanze illegali. Fu insomma la personificazione di quel misto fra autolesionismo e senso di riscatto che caratterizzò tutto il carrozzone. Supersballo dei ninenties.