Un dialogo sul MES

Herr Fischer Buongiorno, Sig. Rossi.

Sig. Rossi Buongiorno a lei, Herr Fischer. Insomma, alla fine – mi spiace dirglielo, ma siamo rimasti un po’ delusi.

Fischer Da cosa, mi scusi?

Rossi Beh, dall’atteso accordo del 23 aprile sulla risposta economica dell’Unione Europea al cataclisma socioeconomico che si è abbattuto su di noi – su tutti noi, Herr Fischer – in seguito a questo maledetto coronavirus.

Fischer Ma la risposta c’è, Signor Rossi! Mi pare piuttosto consistente e non così esigente in termini di… come si dice? Ah sì, “condizionalità”. Trentasei miliardi sull’unghia – pari, se non erro, al 2% del pil italiano – dal Meccanismo Europeo di Stabilità, il MES, subordinati solo al fatto che siano spesi per contrastare gli effetti diretti e indiretti del coronavirus. Diretti e indiretti, Sig. Rossi. Pensa sia stato facile per Angela Merkel far digerire ai nostri “falchi” e agli olandesi una formula così
vaga?

Rossi Sì, ma la spesa è subordinata…

Fischer … aspetti, mi faccia finire e poi ascolto le sue controdeduzioni, che comunque mi suonano già familiari. Dunque, dicevo: 36 miliardi pronta cassa, a un tasso dello 0,5%, contro l’1,5% oggi chiesto dalla Banca Centrale Europea. Per non parlare di quanto spendereste se doveste finanziarvi sui mercati… Inoltre, ci sono il fondo Sure da 100 miliardi per la disoccupazione e il programma di acquisto dei titoli pubblici della BCE: parliamo di ben 750 miliardi per l’Eurozona, forse di più!

Rossi Proprio su questo, però, la vostra Corte costituzionale ha emesso una sentenza che, a quanto dicono tiggì e giornali…

Fischer … è semplice. In sostanza, i giudici dicono che il diritto tedesco, come prodotto dal nostro Parlamento – sul cui edificio campeggia la scritta Dem Deutschen Volke, al popolo tedesco, tanto per mettere il puntino sulla i di “sovranità” – scavalca quello comunitario nelle materie su cui i governi restano competenti. Tra queste c’è la politica economica e fiscale.

Rossi Ma la BCE non fa politica economica o fiscale.

Fischer Appunto. Ne tampona a suon di miliardi la mancanza a livello europeo, ma su questo, guardi, non c’è storia. I nostri avanzi commerciali li spendiamo come ci pare. Comunque, per tornare all’elenco degli aiuti, non dimentichi che stiamo ancora negoziando la cornice finanziaria pluriennale 2021-27. È una buona occasione per aumentare il bilancio Ue, che oggi sfiora l’1% del pil congiunto. Magari escono altri soldi per l’Italia dai fondi ordinari europei.

Rossi Sì, ma al riguardo vorrei farle notare che, dopo il Brexit, l’Italia è terza dopo Germania e Francia per contributi netti all’Unione. Insomma: con una mano diamo e con l’altra prendiamo! In un frangente eccezionale come questo, mi sembra una partita di giro.

Fischer A parte che, come mi fa giustamente notare, la Germania resta quella che paga di più. Quanto a ciò che lei chiama “partita di giro”: dov’è la novità?

Rossi Infatti, non c’è…

Fisher … e invece sì! Quasi dimenticavo i 300 miliardi che, sempre il 23 aprile, i leader europei hanno demandato alla Commissione di raccogliere sui mercati con l’emissione di sue obbligazioni, proprio per sostenere i paesi in difficoltà. La mia
connazionale Ursula von der Leyen ci sta lavorando alacremente. Sì, lo so: Italia, Francia, Spagna e Portogallo chiedevano cinque volte tanto… ma, insomma, è un inizio. E promettente!

Rossi Ok, ma ora mi lasci dire. Sono uno che si informa, io. Dunque: se ci limitiamo al MES, al quantitative easing della BCE – messo in questione dai vostri giudici – e al programma di sostegno della Commissione, che comunque è ancora sulla carta… Ebbene, caro Herr Fisher, purtroppo nessuno di questi è a fondo perduto! Per quanto a tassi calmierati, sono tutti prestiti. Che quindi aumentano sostanzialmente il nostro debito, già notevole.

Fisher Notevole sì, ma non per colpa nostra. Le ricordo che il debito italiano nasce in gran parte della spesa esplosa tra fine anni Settanta e inizio anni Novanta quando, finito il “miracolo” economico, vi siete incaponiti a vivere sopra i vostri mezzi, invece di prendere atto che il mondo era cambiato e, magari, fare qualche riforma che vi avrebbe aiutato a mantenere livelli medi di produttività da primo mondo. Sa, anche io mi informo.

Rossi E va bene, ma quello è il passato…

FisherGenau. Ma, checché se ne dica, le colpe dei padri ricadono sui figli. Glie lo assicuro, come tedesco ne so qualcosa. E che, il passato pesa solo per noi?

Rossi No, va bene. Ma resta il fatto che la condizionalità c’è, eccome. L’articolo 2 del regolamento del MES parla chiaro. Guardi, stava sul giornale dell’altro giorno, ce l’ho qui. Leggo: “Se uno Stato membro beneficia di assistenza finanziaria a titolo precauzionale dal MES, la Commissione lo sottopone a sorveglianza rafforzata”, se serve con “missioni di verifica periodiche” di Commissione, BCE e, “se del caso, Fmi”. Insomma, caro Fisher: la troika! E poi, il Consiglio europeo – cioè: i governi – può raccomandare “misure correttive” o un “aggiustamento macroeconomico”. Capisce?

Fisher Si tranquillizzi, caro Rossi. È sul giornale di oggi: il vostro Gentiloni ha strappato una “interpretazione” di quel regolamento per cui – ecco, è scritto qui – “non sarà attivato alcun programma di aggiustamento macroeconomico” e la Commissione non ritiene necessario “un monitoraggio addizionale sul sistema finanziario e l’adozione di misure correttive”.

Rossi Mi permetta di essere un po’ scettico, Herr Fischer, sugli impegni scritti dell’Europa, che per alcuni sono scolpiti nella pietra, per altri sono scritti sull’acqua. Ricordo ancora – immagino anche lei – quando Germania e Francia, nei primi anni
Duemila, violarono il patto di stabilità. Quanto al divieto di aiuti di Stato… non mi faccia parlare. E comunque, il monitoraggio resta. Se seguita a leggere, vedrà che la Commissione “non condurrà missioni ad hoc”, è vero, ma farà comunque quelle di routine.

Fisher Abbia pazienza, Signor Rossi. La nostra cancelliera ha detto chiaramente, proprio il 23 aprile, che le elargizioni a fondo perduto “non appartengono alla categoria di accordi che posso sottoscrivere”. Si metta nei suoi panni e in quelli di gran parte dei tedeschi: pensa davvero che ci fidiamo a farvi disporre liberamente dei nostri soldi?

Rossi Ma il nostro governo, viste le circostanze eccezionali, sperava… si era impegnato con il paese…

Fisher Eh, questo è un problema vostro. Noi abbiamo i nostri guai, certo. Ma almeno i Cinquestelle nel governo – quello no, ce lo risparmiamo.

Conversazione casualmente ascoltata e fedelmente riportata da Fabrizio Maronta, Responsabile relazioni internazionali di “Limes”.