LA PIÙ BELLA POESIA PER IL PRIMO MAGGIO
Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.
L’ha scritta Nino Pedretti ed è contenuta nella raccolta Al vòusi (Einaudi).
Santarcangelo di Romagna è un luogo magico per la poesia. Ha dato natali e lingua a tre poeti, amici fra loro: Tonino Guerra, Nino Pedretti e Raffaello Baldini. Per la sua morte prematura Pedretti, fra i tre, è quello che finora ha avuto meno fortuna, ma questo volume, riunendo le sue raccolte in dialetto, intende proprio riproporre un’esperienza poetica di tutta importanza, per nulla classificabile come minore. I versi in dialetto di Pedretti possono suonare più crudi e avere un tono risentito, a volte anche esplicitamente di protesta sociale. Altrove, invece, fanno affiorare piccoli oggetti della vita quotidiana e minimi personaggi attraversati fugacemente dal senso (o dal nonsenso) della vita, pronti a lasciare il posto ad altri oggetti, ad altre presenze umane non meno precarie. Pedretti si dimostra poeta vero in entrambe queste tonalità.