CRUCIVERBA #1
orizzontali
3 Le sorelle Brontë al maschile
6 Ne ha paura Winston Smith
7 Sul naso di Amy March
10 Il villaggio di Cent’anni di solitudine
11 Il lessico di Natalia:
13 La Woolf ci va in gita
verticali
1 L’isolano della Morante
2 Il mese di Ulisse
4 L’animale “originale” di Harper Lee
5 Ci abita la sorella di Mr Darcy
8 L’imperatore della Yourcenar
9 Nel mezzo della Divina Commedia
12 Così Mary Shelley chiamava il suo Frankenstein
SOLUZIONI&CURIOSITà
orizzontali
3 Le sorelle Brontë al maschile: FRATELLI BELL
«Contrarie a esporci personalmente, nascondemmo i nostri nomi sotto gli pseudonimi di Currer, Ellis e Acton Bell: la scelta ambigua fu dettata da uno scrupolo ad assumere nomi inequivocabilmente maschili, pur non amando dichiarare il nostro sesso perché, anche se allora non sapevamo che il nostro modo di pensare e di scrivere era ben lontano da quello femminile, avevamo la vaga impressione che alle autrici si guardasse con pregiudizio: avevamo notato che la critica usa, per condannarle, l’arma della personalità e, per lodarle, una lusinga che non è vero apprezzamento» [dalla prefazione di Cime tempestose e di Agnes Grey]
6 Ne ha paura Winston Smith: TOPI
La paura dei topi si chiama musofobia (dal greco mys ‘topo’ + phóbos ‘paura’). Secondo la teoria evoluzionistica, la musofobia ci è stata tramandata dai nostri antenati in quanto i topi erano una minaccia per la sopravvivenza della specie umana. Mentre in molti paesi occidentali i topi sono da sempre visti negativamente come portatori di malattie e contaminatori di cibo, in India hanno un tempio, a loro dedicato, e sono considerati sacri. La paura esagerata dei topi è stata tradizionalmente attribuita come stereotipo alle donne, in realtà la musofobia è sempre stata sentita da entrambi i sessi. Franz Kafka era terrorizzato dai topi, lo scrisse nel 1917: «È purissimo terrore quello che sento, ed esplorarne le origini è un lavoro da psicanalisti».
7 Sul naso di Amy March: MOLLETTA
La più piccola delle sorelle del romanzo di Louisa May Alcott, del suo aspetto avrebbe voluto cambiare solo il naso: lo voleva avere alla francese, più sottile, e per questo, ogni sera, prima di andare a letto, metteva una molletta da bucato sul naso, sperando in un miracolo.
10 Il villaggio di Cent’anni di solitudine: MACONDO
Nel 2006, per un’iniziativa locale, è stato proposto di rinominare Aracataca, città natale di Gabriel García Márquez, come Aracataca-Macondo per rilanciare l’economia della città, immersa in tale povertà che ha dichiarato fallimento. Il referendum però fallì per mancato raggiungimento del quorum dei votanti.
11 Il lessico di Natalia: FAMIGLIARE
Nove sono i personaggi, tutti realmente vissuti, della famiglia Ginzburg di cui racconta il premio Strega 1963: Natalia, voce narrante; Giuseppe o Beppino, il padre di Natalia; Lidia, la madre; Gino, il meno “asino” di tutti i fratelli; Mario, il secondo; Alberto, il più piccolo; La Paola, la sorella maggiore; la governante Natalina; Vittorio, un amico di Alberto. Non perdetene il conto quando lo rileggete: non fate sbrodeghezzi né potacci!
13 La Woolf ci va in gita: FARO
La facciata è bianca, un intreccio di rose gialle intorno alle finestre. Si entra spingendo un cancello di legno consumato con inciso il nome della casa: è la Monk’s House, dove hanno vissuto Virginia e Leonard Woolf, a Rodmell, dell’East Sussex. Qui, Virginia ha scritto la maggior parte dei suoi romanzi. Su un tavolo ci sono i suoi occhiali e alcuni fogli di appunti, un vaso di fiori e una lampada a olio, come se la scrittrice fosse uscita un momento per fare una passeggiata. Si può visitare: ci sono guide a disposizione, e anche girare liberamente in tutto il piano inferiore, sostare in giardino, osservati dai due busti degli antichi proprietari. In primavera, estate e autunno, tanti sono gli appuntamenti: corsi di botanica, di pittura en plain air, di fotografia, lezioni di letteratura sul Bloomsbury Group, letture a voce alta.
verticali
1 L’isolano della Morante: ARTURO
Gerace Arturo, isolano di Procida, ha il nome di una stella (la quarta più brillante del cielo notturno osservabile) e del leggendario re di Bretagna conosciuto come Re Artù.
2 Il mese di Ulisse: GIUGNO
Dal 1954, il 16 giugno a Dublino è il Bloomsday: eventi culturali, street party, letture in costume, passeggiate nei luoghi di Leonard Bloom, tutto in onore di James Joyce che ha ambientato il suo romanzo più celebre in un unico giorno, il 16 giugno – appunto – 1904.
4 L’animale “originale” di Harper Lee: USIGNOLO
Il titolo originale di Il buio oltre la siepe è To Kill a Mockingbird. Il mockingbird è un uccellino, dal nome scientifico mimus polyglottos, molto diffuso negli Stati Uniti ma non presente in Italia: è stato per questo tradotto, nella maggior parte dei casi, come «usignolo».
5 Ci abita la sorella di Mr Darcy: PEMBERLEY
La tenuta descritta da Jane Austen non esiste davvero. Per il film Orgoglio e pregiudizio del 2005 è stata usata Chatsworth House, dimora storica nel Derbyshire, in Inghilterra. Lyme Park, nel Cheshire, invece, appare nella serie tv del 1995. Nel suo laghetto per un certo periodo è stato possibile ammirare una gigantesca statua raffigurante Colin Firth, nei panni bagnati di Mr Darcy uscente dall’acqua.
8 L’imperatore della Yourcenar: ADRIANO
Una delle principali fonti che la scrittrice francese ha usato per scrivere Memorie di Adriano è Historia Augusta, la raccolta di biografie dell’età imperiale (IV secolo) degli imperatori, cesari, pretendenti e usurpatori da Adriano a Numeriano. Leggenda vuole che l’imperatore abbia scritto un’autobiografia, andata però perduta.
9 Nel mezzo della Divina Commedia: CO
La Commedia inizia nel 1300 quando il personaggio Dante ha 35 anni, età che il poeta ritiene di «mezzo». «La durata della nostra vita è, in sé, settant’anni» scrive nel Convivio e paragona l’esistenza dell’uomo a un arco il cui apice corrisponde appunto al trentacinquesimo anno di età: «Là dove sia lo punto sommo di questo arco […] io credo tra il trentesimo e quarantesimo anno, e io credo che ne li perfettamente naturati esso ne sia nel trentacinquesimo anno».
12 Così Mary Shelley chiamava il suo Frankenstein: ADAM
Il mostro di Frankenstein non ha un nome, ma Mary Shelley si è riferita a lui, qualche volta, chiamandolo Adam.