Dizionario #8
Salvatore Veca, filosofo // FIDUCIA
Il grande filosofo David Hume sosteneva che la fiducia è ilcemento della società, così come la forza di gravità lo è per la natura di Newton. È difficile pensare la permanenza nel tempo di cose come istituzioni o forme di vita, senza assumere o presupporre la persistenza costante della fiducia che tiene assieme gli attori coinvolti. Allo stesso modo, è difficile pensare che possano insorgere schemi di cooperazione durevoli fra individui o gruppi senza assumere, ancora una volta, che si dia fra essi fiducia. La fiducia, possiamo dire, è la prima virtù delle interazioni sociali. Essa, direbbe ancora Hume, è generata da processi di apprendimento sociale. Processi che danno luogo a elementari forme di socialità che certamente dipendono dai mutui riconoscimenti ma sono resi possibili dalla crescita e dallaconferma della mutua fiducia. Senza mutua fiducia, nessunmutuo riconoscimento. Senza mutua fiducia, nessuna forma di socialità. Certo, la fiducia può assumere molti volti e può essere definita in molti modi. I suoi destinatari stessi possono variare: fiducia verso una persona per le sue caratteristiche biografiche, fiducia verso una persona per le sue competenze e virtù professionali, fiducia verso un’azienda che fa formaggini (dopo tutto, “Galbani vuol dire fiducia” resta un promemoria eloquente della faccenda), fiducia verso una istituzione o un’agenzia politica o religiosa, fiducia nei confronti della scienza e del sapere. Sono convinto che oggi, ai tempi del Corona virus, una fra le questioni centrali abbia a che vedere con il duplice transito di fiducia: nei confronti della scienza e nei confronti dei decisori pubblici. Senza dimenticare il soggiacente capitale di fiducia delle persone e fra le persone, che resta il presupposto prezioso della nostra semplice e preziosa umanità.