Parole di casa #1
Pasqua si avvicina. È una festa condivisa, piena di complessità, di vicendevoli richiami fra le fedi. La parola viene dall’ebraico “passaggio/passare” e significa proprio questo: attraversare un confine, passare da una condizione all’altra. Dalla libertà d’Egitto alla fragile libertà del deserto per i figli d’Israele, dalla morte alla resurrezione per Gesù Cristo.
È una trasfigurazione collettiva che asseconda il tempo della natura, quando tutto rivive, fiorisce: la primavera che accompagna anche questo nostro tempo recluso.
Eppure, proprio ora ha forse più senso che mai parlare di libertà, provare a definire questa condizione che tutti desideriamo, ma soprattutto che quando l’abbiamo è come se passasse inosservata, scontata. E invece non è così.
“Non leggere incise, leggi libertà”, dice un antichissimo commento ebraico alle Tavole della Legge. Che significa? Significa che la legge “incisa” nella pietra ha tuttavia per inevitabile condizione la libertà dell’uomo: di osservare e trasgredire la legge. È una libertà, però, condizionata. Da un’altra parola, che è “responsabilità”: rispondere, riconoscere l’altro da noi. Non è un limite, il fatto che la nostra libertà si ferma quando comincia quella altrui. È, piuttosto, il principio della socialità, l’evidenza che dell’altro non possiamo fare a meno.
Nessuno si salva da solo, come ha detto qualcuno.
E a salvarci ci pensano non di rado buone letture. Sul filo della libertà, e delle parole che ci accompagnano in questa reclusione, per non sentirla troppo buia, pesante, infinita.
Allora, per prendere una boccata d’aria, andiamo da un autore israeliano da me molto amato, Meir Shalev. È nato in campagna, e si sente. Si sentiva nei suoi tanti bellissimi romanzi, e più che mai in quest’ultimo libro, che è il frutto di ormai qualche ani di “auto esilio”: Meir si è ritirato in campagna, a riposare, sorridere. Il mio giardino selvatico – con delle bellissime illustrazioni, è il racconto delle sue giornate con le piante e fiori. Tutto condito di ironia, pazienza, sorriso.
Esce anche in questi giorni la riedizione di un romanzo di Antonio Scurati, Il tempo migliore della nostra vita: biografie parallele, con al centro quella di Leone Ginzburg. Ecco, se parliamo di libertà come si fa a non pensare a vicende come la sua, alla grandezza di quest’uomo che è vissuto sempre nella negazione della libertà, ed è morto nel nome di quei valori che oggi diamo così per scontati ma che non lo sono affatto?
E se parliamo di valori, allora non si può non tornare alle Lezioni Americane, ai valori che ci racconta Italo Calvino: non convenzionali, certo. Ma centrali e da coltivare giorno per giorno, con le parole.
Buona Pasqua a tutti, per la libertà e la rinascita. Per la pazienza di aspettare. Restate a casa!