Guida ragionevole #12
The Bobby Fuller Four ★ I Fought The Law ★
Esistono canzoni leggendarie: I Fought The Law è una di queste. Dalla morte di Buddy Holly a quella misteriosa di Bobby Fuller, la canzone che praticamente tutti associano ai Clash ha una storia lunga e avventurosa: composta da Sonny Curtis, quando divenne il chitarrista dei Crickets al posto del compianto Buddy Holly, fu incisa per la prima volta nel 1959, ma divenne nota al vasto pubblico solo più tardi nel 1966 nella meravigliosa versione da Bobby Fuller Four, alla quale devono molto tutte le successive edizioni, da quella di Tom Petty alla storica dei Clash, fino a Stray Cats, Green Day, Dead Kennedys.
Bobby Fuller era un artista dotato di spirito creativo e grande entusiasmo per il fenomeno r’n’r messo in moto 10 anni prima da Elvis Presley.
Universalmente riconosciuto come l’erede artistico di Buddy Holly, sia per la sua provenienza texana (El Paso), che per il sound r’n’r venato di power pop, produceva da solo la sua musica in uno studio allestito nel garage con un paio di registratori Ampex, e fu probabilmente una delle poche risposte veramente americane alla British Invasion.
Anche se Bobby Fuller era l’autore di tutti i brani originali, The Bobby Fuller Four erano in realtà una vera e propria band composta da Bobby Fuller, Jim Reese (chitarra), Dwayne Quirico (batteria) e Robby Fuller (basso), fratello di Bobby. Bobby e il fratello registrarono alcuni singoli già durante i primi Anni Sessanta pubblicati da etichette come Eastwood, Exeter e Yucca (l’etichetta di Norman Petty, compositore per Buddy Holly). Quando nel luglio del 1964 uscì la prima versione di I Fought The Law, già nella formazione di quartetto, la band si trasferisce a Los Angeles ed entra in contatto con il proprietario della Del–Fi, Rob Keane, già manager di Ritchie Valens (autore e interprete de La Bamba) e Sam Cooke, il quale mette i quattro sotto contratto per la nota Mustang Records.
Dopo un primo singolo nel Dicembre a nome Shindings, diventano ufficialmente The Bobby Fuller Four e pubblicano diversi singoli, tra i quali nell’Ottobre del 1965 I Fought The Law. Rispetto alla versione originale dei Crickets non cambia troppo: la struttura è identica e anche il riff di chitarra e le linee vocali, ma nell’interpretazione di Fuller la ritmica della batteria è più presente e la voce è molto più valorizzata. Fu un successo enorme, il brano raggiunse il 9° posto delle classifiche e in piena esplosione del beat inglese e folk rock, si rivelò un brano di puro rock’n’roll americano con un testo davvero ribelle per quell’epoca: “Robbin’ people with a six-gun / I fought the law and the law won”.
Nel 1965 gli album LP erano considerati raccolte di singoli, perciò uscirono sempre per la Mustang dapprima KRLA King of the Wheels e nel Febbraio del 1966 l’LP I Fought The Law: sintesi di r’n’r, pop, frat e surf muisc rivisitati e corretti per i mid sixties. In mezzo concerti, tour, partecipazioni TV, cinema (The Ghost In Invisible Bikini, in italiano Il Castello delle donne maledette).
Oltre alla leggendaria title track nel disco troviamo brani dance come Let Her Dance (ispirata a La Bamba), Little Ann Lou e Saturday night (omaggio a Eddie Cochran). Il talento di Bobby e la passione per il pop emerge anche in lente ballad come Julie, Only when I Dream e Never to be forgotten. La carriera di Bobby Fuller era in ascesa, malgrado ci fossero alcuni contrasti con il manager Keane, che voleva far di lui il clone di Valens, e con il resto della band che si vedeva in secondo piano. Il tutto finì però il 18 Luglio 1966, quando appena sei mesi dopo l’apparizione della canzone nella classifica Billboard Hot 100, il 23enne Fuller venne trovato morto per asfissia nella macchina di sua madre in un parcheggio nei pressi del suo appartamento di Los Angeles. Il Dipartimento di Polizia di Los Angeles ne dichiarò la morte per apparente suicidio, ma altri ritengono che sia stato assassinato, poiché il corpo era cosparso di carburante e pieno di ferite.
E qui inizia un altro mistero della storia del Rock: nel libro I fought the law. The life and strange death of Bobby Fuller di Miriam Linna si ipotizzano diverse storie sulla morte del cantante: dall’assassinio per gelosia verso una misteriosa ragazza di Fuller, in realtà fidanzata con un boss della mafia, all’incidente dovuto a un uso “selvaggio” di una dose di LSD, da Charles Manson, fino addirittura a congetture sul fatto che fosse il terzo artista della scuderia Keane a morire dopo Valents e Sam Cooke. Linna racconta del rapporto controverso di Fuller con Morris Levy, noto per i suoi legami mafiosi con i Gambino e i Genovese e proprietario della Roulette Records, etichetta alla quale pare Keane volesse cedere i diritti del Bobby Fuller Four. Il mistero è ancora oggi da risolvere.
La versione di I Fought The Law incisa da Bobby Fuller occupa la centosettantacinquesima posizione della lista delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone. Nel 1979 Joe Strummer scopre la canzone non se ne stacca più, la inserisce nel repertorio live dei Clash e trova nuova vita grazie al movimento energetico e iconoclasta del fenomeno punk.
Venti anni dopo, nel 1987, finalmente abbiamo un vincitore! I Dead Kennedys incidono la loro versione in cui il ritornello recita “I Fought the Law and I Won” (“Ho combattuto la legge e ho vinto”).
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