Kurt Vonnegut scrive agli abitanti del futuro
Era il 1988 quando la Volkswagen, per una campagna pubblicitaria sulla rivista Time, chiese ad alcuni intellettuali di rilievo una lettera da indirizzare agli uomini che verranno, al futuro. A coloro che abiteranno la Terra nel 2088, per esser precisi. Uno di questi intellettuali era Kurt Vonnegut. Ecco cosa scrisse:
Signori e signore del 2088,
ci hanno suggerito che voi potreste apprezzare parole sagge provenienti dal passato. Conoscete il consiglio di Polonio nell’Amleto di Shakespeare: Soprattutto sii sincero verso te stesso? Oppure che dire delle istruzioni di San Giovanni: Abbi timore di Dio e rendigli Gloria, il momento in cui il Suo giudizio arriverà?
Il miglior consiglio da parte della mia epoca per voi e per chiunque in qualunque tempo, credo, è una preghiera usata in principio dagli ex-alcolisti che sperano di non toccare mai più il bicchiere: Dio mi ha dato la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio per cambiare quelle che posso, e la saggezza per conoscere la differenza tra le due.
Il nostro secolo non è stato così liberale con la saggezza come altri, ed io penso che sia perché siamo stati i primi a ottenere informazioni affidabili sulla situazione dell’uomo: quanti di noi c’erano, quanto cibo potevamo coltivare o raccogliere, quanto velocemente ci stavamo riproducendo, cosa ci faceva ammalare, cosa ci faceva morire, quanti danni stavamo facendo all’aria e all’acqua e al suolo su cui la maggior parte delle forme di vita dipendeva, quanto violenta e senza cuore la natura può essere, e così via. Come potevamo diventare saggi con così tante brutte notizie che si accumulavano?
Per me, la notizia più paralizzante è stata che la Natura non è conservazionista. Non aveva bisogno di nessun aiuto da parte nostra per smontare il pianeta e rimetterlo a posto in una maniera diversa, non necessariamente migliorandolo dal punto di vista degli esseri viventi. Dava fuoco alle foreste con i fulmini. Ricopriva vasti tratti di terra arabile con la lava, che non poteva supportare la vita meglio di quanto lo farebbe un parcheggio in una grande città. Nel passato aveva permesso la discesa dei ghiacciai giù dal Polo Nord macinando vaste porzioni dell’Asia, dell’Europa e del Nord America. Ne c’è una qualche ragione per cui non potrebbe rifarlo un giorno o l’altro. (…)
Spero che voi abbiate smesso di scegliere degli ottimisti, atrocemente ignoranti, come vostri leader. Sono stati utili fino a quando nessuno aveva idea di ciò che stava succedendo – durante i passati 7 milioni di anni, nel mio tempo sono stati catastrofici capi di sofisticate istituzioni.
Il tipo di leader di cui abbiamo bisogno non è quello che promette la sconfitta finale della Natura attraverso la perseveranza nel vivere come viviamo al giorno d’oggi, ma quello con il coraggio e l’intelligenza di presentare al mondo una austera ma ragionevole resa alla Natura.
Basta con l’inquinamento di aria, acqua e suolo. Basta prepararsi alla guerra e iniziate ad occuparvi dei veri problemi. Insegnate ai vostri bambini, e anche a voi stessi, mentre lo fate, come abitare un piccolo pianeta senza ucciderlo. Smettete di pensare che la scienza possa sistemare tutto se le fornite un trilione di dollari. Smettete di pensare che i vostri nipoti staranno bene, non importa quanto spreconi o distruttivi voi siate, dal momento che potranno andare su un nuovo e bel pianeta su una navicella spaziale. Questo è veramente meschino, e stupido. E così via. E ancora.
Sono troppo pessimista sulla vita tra cent’anni? Forse ho speso troppo tempo con scienziati e poco con chi scrive i discorsi ai politici. Per quello che so, anche i portaborse avranno i propri elicotteri e i propri razzi personali nel 2088. Nessuno dovrà lasciare casa propria per andare al lavoro o a scuola, o fermarsi per guardare la televisione. Staranno tutti seduti tutto il giorno, schiacciando i tasti di un computer connesso a tutto quanto esiste, e berranno aranciata con cannucce, come gli astronauti.
Saluti,
Kurt Vonnegut
Umanesimo, fede nella dignità umana, di tutti gli esseri umani, anche quelli che sembrano non averne: questo si trova nei romanzi e nei saggi di Vonnegut, e nei suoi discorsi pubblici. La dignità non è un privilegio, c’è unicità e sacralità in ogni individuo, e ogni individuo deve essere responsabile. Negli anni Ottanta e Novanta Vonnegut ha parlato in difesa delle libertà costituzionali degli americani, contro il nucleare, in favore della protezione della natura e preservazione della Terra. Si definiva un anziano responsabile nella società e denunciava la militarizzazione degli Stati Uniti. Sia in Cronosisma, il suo ultimo romanzo, sia nella raccolta di saggi Un uomo senza patria, Vonnegut ha espresso la convinzione che la dilagante avidità dell’uomo avrebbe vinto sul resto. Ha chiesto scusa a chi sarebbe venuto dopo di lui: Avremmo potuto salvare il mondo, ma siamo stati maledettamente pigri. Vonnegut è morto l’11 aprile 2007 ed è stato pianto come uno dei più grandi scrittori del XX secolo.
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