Ungaretti, Pasolini, Rosselli, Ginsberg, Montale: 5 poeti leggono a voce alta
Il 1 giugno 1970 moriva il poeta Giuseppe Ungaretti, una delle voci più struggenti della poesia di guerra. Visse in prima persona la Prima Guerra Mondiale, conobbe le atrocità della Seconda, sostenne il Fascismo e dovette poi fare i conti con la pesante eredità che Mussolini lasciava all’Italia. Tutte le sue opere sono segnate da eventi vissuti, la sua poetica è intrinseca dell’esperienza personale, da cui attinge continuamente.
Ascoltiamo, dalla sua voce, Fratelli:
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilitÃ
Continuiamo la playlist di poesia con altre 4 voci indimenticabili.
Pier Paolo Pasolini in Supplica a mia madre
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, / ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore. Susanna Colussi e il suo paese, Casarsa nel Friuli, sono sempre presenti e in modo intenso nell’immaginario di Pasolini. La sua famiglia era di antica origine contadina.
Amelia Rosselli in Impromptu
La vita di Amelia Rosselli inizia a Lipari, nel 1929, e finisce nel cuore di Roma.
L’11 febbraio 1996 si getta dal ballatoio della sua mansarda di via del Corallo, una strada del Rione Parione, vicinissima a Piazza Navona. Quella casa era piccola e angusta, fatta di una stanza e di un corridoio. Ha telefonato alla sua amica Giacinta che non ha fatto in tempo ad arrivare. In mezzo ci sono sessantasei anni di viaggi, studi puntuali e mai esausti, amori difficili, ricoveri in clinica, voci, e poesia. Amelia Rosselli ha costruito con rigore e grazia le più belle poesie del ‘900 italiano, ed è l’unica donna a essere inclusa nell’antologia curata da Mengaldo.
Allen Ginsberg in America
Scrive America nel 1956, si trova a Berkeley, California.
È una lunga poesia che contiene tutta la tensione post Seconda Guerra Mondiale. È una dichiarazione dello stato delle cose negli Stati Uniti e uno sguardo che prevede quello che sarà dopo: i disordini razziali, la lotta contro il comunismo che caratterizzerà la guerra fredda. Il poeta si rivolge direttamente all’America, la interroga. Come Howl, anche America è una poesia dal metro e dalla struttura irregolare, che suona come una musica jazz. È densa di riferimenti culturalie politici ma anche personali, che riguardano sia la vita di Allen Ginsberg che quella di suoi amici beat. La tensione di America è costruita attraverso la giustapposizione di parole significative e di temi che creano una reazione e che producono bellezza. Una bellezza nervosa. L’America è trattata come un amante respinto che va rimproverato, un amante a cui chiedere ragioni di un comportamento incomprensibile, un comportamento paranoico.
Eugenio Montale in Meriggiare pallido e assorto
Meriggiare pallido e assorto è uno dei primi componimenti di Montale, appartenente alla prima raccolta, Ossi di seppia, pubblicata nel 1925. Vi compare il motivo predominante della raccolta, quello del paesaggio arido e scarnificato. Qui è un orto battuto dal sole nelle ore più calde del giorno. L’orto assume la fisionomia di un paesaggio desertico («rovente muro», «i pruni e gli sterpi», «crepe del suolo», i «calvi picchi», il «sole che abbaglia») e ostile, dove tuttavia sopravvivono delle umili forme di vita: i pruni, gli sterpi, i merli, i serpi, le formiche, le cicale.
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