La rima più difficile per mondo per Umberto Saba

Umberto Saba è nato il 9 marzo a Trieste nel 1883. Con la sua città avrà sempre un legame profondo, nonostante i numerosi spostamenti, e la sua poesia riguarda e riflette il quotidiano, la semplicità, la storia personale, la fragilità nervosa del poeta stesso.
Rifiutò il cognome Poli, era quello del padre che l’aveva abbandonato appena nato, per firmarsi, e probabilmente scelse quello della tata, Peppa Sabaz, che l’aveva accudito fin da piccolo e che considerava come una madre. Frequenta il liceo classico Dante Alighieri di Triste, ma non va benissimo a scuola, l’università invece la fa a Pisa, ma torna nella città natale perché è depresso, nevrastenico, triste. Arrivato a Firenze, invece, comincia una intensa vita culturale, si innamora – Carolina Wölfler diventerà sua moglie e madre di sua figlia Linuccia –, collabora con vari giornali e nel 1910 pubblica Poesie e l’anno dopo Coi miei occhi, allo stesso periodo risale Trieste e una donna.

Dopo la guerra, che vede Saba interventista e al fronte, il poeta apre una libreria a Trieste, si chiama Libreria antica e moderna e nel 1921 esce il Canzoniere, la prima edizione. Nel 1938 Saba, ebreo, va via da Triste, colpa delle leggi razziali, e trova rifugio a Parigi. Ultime cose viene stampato in Svizzera ed esce nel 1943 (Einaudi la ripubblica nel 1945), a Milano collabora con il Corriere della sera, per 10 anni, riceve la laurea a honoris causa. Muore a Gorizia nel 1957, lasciando incompiuto il romanzo Ernesto.

Oggi abbiamo scelto Amai, della sezione Mediterranee del Canzoniere. È una dichiarazione d’amore per tutte quelle parole predilette dal poeta, le parole più consumate e abusate dalla poesia da essere quasi inutilizzabili. E infatti, simbolo di questa passione di Saba per le parole abusate, è la rima fiore-amore, la più difficile da caricare di nuovo senso.

Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.

Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata alla fine del mio gioco.