Sándor Márai. Le inquietudini profonde del famoso scrittore ungherese

Sàndor Márai nasce l’11 aprile 1900 da una famiglia del patriziato sassone di Kassa (oggi Košice, in Slovacchia). Se fosse venuto al mondo solo qualche centinaio di chilometri più a Ovest, in Moravia o in Boemia, o anche più a nord-est, nelle parti della Galizia o della Bucovina, sarebbe stato uno scrittore di lingua tedesca, avrebbe fatto parte di quella koiné di artisti, letterati e uomini di pensiero nati all’ombra della civiltà Asburgica, dopo il crollo dell’Impero.

Respirando la stessa aria, ne avrebbe assimilato toni e caratteristiche, e chissà se sarebbe diventato il Márai che conosciamo e che amiamo nella sua unicità. Di ascendenza tedesca ed ebraica, si considerava a casa sia nella città natale, Kassa, teatro della sua opera (che affiora, anche se solo accennata anche nelle Braci), sia in Ungheria, in Germania e a Vienna, dove abitava parte della sua famiglia. I luoghi frequentati per un scrittore consistono nella fonte concreta della sua ispirazione, così Márai accoglie dentro di lui un’appartenenza plurima e feconda.

Affascinato fin da ragazzo da Goethe e Schiller, dai simbolisti francesi e dai romanzi russi, unì a questi pilastri anche la letteratura contemporanea mitteleuropea. Nel periodo che trascorse a Budapest scrisse Le confessioni di un borghese, autobiografia che lo consacrò come esponente di spicco della narrativa ungherese. Eppure risalgono proprio a quel tempo, il tempo del suo successo, dubbi e tormenti che lo accompagnarono fino alla fine della sua vita. Inquietudini a cui darà voce la sua controfigura immaginaria più disperata, il vecchio generale solitario delle Braci che, dando appuntamento a un amico di vecchia data nel suo Castello nei Carpazi per regolare con lui i conti del passato, trae le conclusioni della sua stessa vita: “L’unica cosa che mi da forza è la fede nell’esistenza di uno Spirito limpido e autentico che sopravviverà dimostrandosi più forte di tutto il resto.

Così, dopo la stesura delle Braci, libro che sconvolge gli ordini del romanzo, i tempi e modi del narrare, Márai visse in un isolamento volontario sempre più arcigno, provando un’avversione innata per ogni forma di dittatura, viaggiando per i continenti con l’idea di trovare una terra franca, un mondo libero come quello della sua scrittura.

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