Julio Cortázar, lo scrittore ossessionato da Charlie Parker
Ciò che ammiriamo può essere tanto diverso da noi? La capacità d’immedesimazione di un autore può andare oltre a tutto? Julio Cortázar sembrerebbe dimostrarci di sì, ma a patto che dietro ci sia una forte infatuazione, un’ossessione addirittura, nei confronti del soggetto. Così succede a lui, quando nel 1958 legge il necrologio di Charlie Parker. È questione di un attimo; poi lo pervade una forte sensazione, i suoi nervi si tendono, la mente si attiva e ormai, lo sa, smette di appartenere a se stesso. Deve scrivere di lui, del genio del jazz.
“A volte lo scrittore di racconti sceglie, e altre volte sente come se il tema gli si imponesse in modo irresistibile e lo spingesse” dice lo scrittore, aggiungendo che la maggior parte dei suoi racconti ”sono stati scritti al margine della sua volontà”.
Come sotto una stregoneria, o una possessione, Julio Cortázar scrive Il persecutore, uscito in Italia per Einaudi. Prima di cominciare a lavorare prende comunque le dovute precauzioni. La difficoltà nel raccontare in prima persona ciò che avviene nella mente di un genio musicale era troppo elevata e Cortázar saggiamente, riconoscendo anche le naturali differenze tra loro, ricorre a un occhio esterno, quello di Bruno, intellettuale e critico, che, incaricato di scrivere un pezzo sul musicista, lo segue e lo osserva, diventandone il persecutore. Tra Johnny Carter (cioè Charlie Parker) e Bruno si snoda il rapporto ambiguamente dialettico tra creatività e razionalità, tra talento e logica.
”Nessuno può sapere che cos’è che Jhonny persegue, ma è così, si trova lì in Amorous, nella marihuana, nei suoi insensati discorsi su tante cose, nelle ricadute, nel libretto di Dylan Thomas, in tutto quel povero diavolo che è Jhonny, nella sua piccolezza che lo ingrandisce e lo converte in un assurdo vivente, in un cacciatore senza braccia e senza gambe, in una lepre che corre dietro a una tigre che dorme.”
La trasposizione è riuscita: il personaggio di Cortázar possiede la stessa essenza di Charlie Parker e, come manifestazioni dell’essenza, le stesse manie, idiosincrasie e vizi. Il risultato è la realistica e originale esplorazione di un rivoluzionario. ”Johnny è passato per il jazz come una mano che volta pagina”, stravolgendo ogni regola predefinita. Seguendo la stessa strada impervia che la musica di Parker percorse coraggiosamente, la scrittura di Cortázar cambia, si adatta alla folle mente dell’artista, riempiendosi di ritmo come un testo beat.
Immagine: Wikipedia