Elogio della lentezza: da Maugham a Eugenides passando per Henry Miller e D.H Lawrence

Non è detto che il miglior modo per scrivere un libro sia farlo di getto. Anzi. Molti autori preferiscono un lavoro lento, ponderato, dove ogni parola viene scelta con la massima cura, ogni frase livellata.

📖 W. Somerset Maugham
Nella prefazione de Il velo dipinto (Adelphi), W. Somerset Maugham racconta le giornate di duro lavoro trascorse in una stanza in Via Laura a Firenze. Le sue mattine cominciavano tutte con la traduzione di alcune pagine di Ibsen per imparare a costruire un dialogo. Ci sarebbero voluti dieci anni, a forza di traduzioni di Ibsen, prima che si portasse a casa il primo grande successo.

📖 D.H Lawrence
Di D.H Lawrence dicono che scrivesse velocemente, ma non tutti sanno che portò a termine la stesura di ben quattro bozze di
Figli e amanti (Garzanti) prima di decidersi a darlo alla stampa. Mentre stava chino sulla scrivania nella sua casa sul Lago di Garda, Lawrence impiegò tempo e fatica per trasformare il suo romanzo da un’autobiografia a un’opera di fiction. Era determinato a dedicarsi a Figli e amanti con pazienza e costanza, ”senza tenerezza”, diceva, ”proprio come è fatto il sangue”.

📖 Jeffrey Eugenides
Altri seguono il suo esempio, un percorso dove la parola chiave sembra essere proprio questa: lentezza. Jeffrey Eugenides pubblica il suo prima romanzo, Le vergini suicide (Mondadori) nel 1993. Il suo secondo romanzo, Middlesex, nove anni dopo. Altri dieci anni passano tra Middlesex e La trama del matrimonio, durante i quali Eugenides trascorre le sue giornate ”quasi ed esclusivamente scrivendo”. La complessità dei suoi lavori dipende proprio dal tempo impiegato per scriverli, tempo che gli permette di riflettere su tutti i piccoli movimenti della storia. Durante la stesura di Middlesex, la sua saga plurigenerazionale incentrata sul personaggio di Cal Stephanides, importanti ”elementi d’alterazione” si verificano nella sua vita – suo padre muore in un incidente aereo, nasce sua figlia – e lui cerca di adattare il romanzo a questi cambiamenti, di renderli percepibili nella sua narrazione, a costo di impiegare molti più anni per riuscirci.

📖 Henry Miller
Anche per Henry Miller vale lo stesso discorso. Il suo destino si determina in una notte di maggio del 1927, dopo che lavora fino all’alba, cominciando così il suo capolavoro, la storia tragica del suo matrimonio con June Miller. Il libro comincia pochi giorni dopo il loro primo incontro; e termina con la fuga di June con l’amante Jean. Nella primavera del 1929, Miller ha impostato il lavoro. Anche se avrebbe potuto ”mettere fuori combattimento” dalle quindici alle trenta pagine al giorno, ci vogliono comunque due tentativi falliti
Moloch e Crazy Cock – e molti anni prima di completare Tropico del Cancro (1934), il primo della serie di libri che scrisse per June.

La lista degli autori che hanno elogiato la lentezza potrebbe proseguire; Tolkien, Salinger o Margaret Mitchell con il suo Via col vento (a cui si dedica per un decennio intero) fanno sempre parte di questa categoria, l’eccellente categoria dei lenti.

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