Un libro non è mai troppo giovane per essere un classico.

Ce ne sono molti che, nonostante abbiano solo una o due generazioni di lettori alle spalle, possono di diritto prendere spazio sullo scaffale di fianco ai cosiddetti Grandi Classici.

Ci sono autori, infatti, talmente potenti da diventare fin da subito imperdibili, che non hanno bisogno di secoli per essere compresi nella loro resistenza allo scorrere del tempo.

Ne abbiamo scelti alcuni, di questi classici contemporanei, e li abbiamo affidati ad altrettante voci della cultura italiana che ce li raccontano in tutta la loro forza.

Eraldo Affinati rilegge Silvio D’Arzo (1920-1952)

«Un racconto perfetto», così Eugenio Montale definì Casa d’altri di Silvio D’Arzo. Pseudonimo di Ezio Comparoni, figura atipica e solitaria, è autore di un corpus letterario esiguo ma di notevole qualità. Ce ne parla lo scrittore Eraldo Affinati, a cui è stato chiesto di scrivere un finale possibile dell’inedito e incompiuto Gec dell’avventura (Einaudi).

 

Giorgio Ficara rilegge Francesco Biamonti (1928-2001)

Schivo e solitario, Francesco Biamonti è nato e ha vissuto a San Biagio della Cima, in una casa-officina dove faceva il “mestiere di scrittore”. Nei caffè e i locali della Riviera meno affollati raccoglieva storie di varia umanità, contrassegnate dalla paura e da un’indefinibile angoscia, che ricuciva nei romanzi (come L’angelo di Avrigue, elogiato da Calvino, Vento largo e Attesa sul mare, tutti Einaudi). Lo racconta il critico letterario Giorgio Ficara, autore della prefazione di Le parole e la notte (Einaudi).

lunedì 7 dicembre h 18 | quiFacebook e sito

Elena Varvello rilegge Giorgio Bassani (1916-2000)

Amicizia, amore, desideri, incomprensioni, speranze: Giorgio Bassani ha incastonato in un unico romanzo (Il giardino dei Finzi-Contini) un universo complesso e umanissimo di emozioni, che rimbalzano fra progetti di vita e partite di tennis, mentre tutt’intorno il mondo a poco a poco si sgretola (siamo negli anni delle leggi razziali e della Seconda Guerra Mondiale). La scrittrice Elena Varvello ci accompagna, oltre l’alto muro che nasconde la grande casa, alla scoperta di personaggi letterari che tanto hanno in comune con la realtà di tutti gli uomini.

Giuseppe Culicchia rilegge Luciano Bianciardi (1922-1971)

Outsider di culto, traduttore, giornalista, voce della provincia italiana, in I minatori della Maremma, scritto con Cassola, anticipa la tragedia del pozzo della Ribolla del 1954. Trasferito a Milano, lavora per la neonata Feltrinelli – per cui tradusse autori come Faulkner, Miller e Steinbeck – ma ben presto diventa insofferente alla vita d’ufficio e della caotica città nel pieno del boom economico. Nelle sue opere intrecciò sempre autobiografia, critica alla società e ricerca linguistica esuberante. Il risultato più forte di questo rabbioso percorso nevrotico e realistico, nato con Il lavoro culturale e L’integrazione, è La vita agra, dove gli effetti della conversione del provinciale alla vita milanese sono portati all’estremo.

lunedì 25 gennaio h 18 | quiFacebook e sito

Marta Barone rilegge Anna Maria Ortese (1914-1998)

Rappresentante della corrente del realismo magico italiano, Pietro Citati la descrisse come “zingara sognante” per la sua scrittura complessa e sfuggente. Premio Strega 1967 con Poveri e semplici, Anna Maria Ortese riempie le sue opere di stupore e meraviglia, di personaggi (come Estrellita, la donna iguana di cui si innamora il protagonista di L’iguana, o la tredicenne Damasa di Il porto di Toledo) che nascondono significati non semplici da decifrare, di sentimenti che si mescolano ad atmosfere di malinconia, di tragedia inevitabile, di inconsolabile tristezza.

lunedì 8 febbraio h 18 | quiFacebook e sito

Camilla Baresani rilegge Giuseppe Berto (1914-1978)

Nell’autore di Il male oscuro (e di, fra gli altri, Il cielo è rosso, Il brigante, La gloria, La cosa buffa) i sogni di gloria, le grandi passioni, la ricerca della provocazione si intrecciano senza soluzione di continuità con gli atteggiamenti nevrotici, le insicurezze e i colpi di sfortuna. Sempre in rotta con l’establishment letterario del suo tempo, da una parte bramava l’accettazione e il riconoscimento da parte delle élite culturali, dall’altra si schierava spesso contro tutto e contro tutti. Poliedrico e talentuoso, capace di raccontare sogni, vizi e virtù umane, scrisse con successo anche per il teatro e il cinema.