Per non dimenticare gli eroi dell’Antimafia

con Antonio Nicaso, a partire da Non chiamateli eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie (scritto con Nicola Gratteri, Mondadori, illustrazioni di Giulia Tomai)

Ce ne sono tante di persone che hanno detto – e continuano a dire – di no alla Mafia, quel mostro sociale che avvelena persone, paesi, mentalità.
In
Non chiamateli eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alla mafia (Mondadori, illustrato di Giulia Tomai) il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e il giornalista, studioso dei fenomeni criminali di tipo mafioso, Antonio Nicaso hanno raccolto storie e personaggi indimenticabili di una guerra che non si può fermare fino a quando non finirà con una vittoria.
A partire da questo libro, Nicaso è protagonista di 4 video utili a ricordare quanto importante sia non smettere di lottare.

#1 | Che cos’è la Mafia?

È un’organizzazione criminale che vive principalmente di estorsioni e commerci illeciti, che si insinua nella vita sociale ed economica di un paese arrivando a stringere alleanze con la politica e con i funzionari dello Stato. Ma oltre a questa definizione da dizionario c’è molto di più.

#2 | Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Nel 1992 la Mafia ha ammazzato Falcone e Borsellino, amici e magistrati in prima linea contro la criminalità organizzata. Eroi, icone, simboli, erano innanzitutto persone perbene che credevano nella giustizia e nella possibilità di sconfiggere quella secondo Falcone è «un fatto umano» e che, quindi, «come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine».

#3 | Giuseppe Di Matteo
Era un bambino, nonostante il cognome, il padre, l’ambiente in cui è cresciuto. Amava i cavalli. Ed è proprio in sella a un cavallo che si è fermata la sua immagine nella memoria collettiva. Suo padre era un mafioso, vicino ai corleonesi di Riina. Fu tra i primi collaboratori di giustizia. Gli uomini di Brusca rapirono Giuseppe vestiti da poliziotti. Lo ammazzarono dopo 799 giorni, prima strangolato poi sciolto nell’acido.

#4 | Gelsomina Verde
Aveva 21 anni. La sua unica colpa era avere un amico (ed ex fidanzato) coinvolto nella sanguinosa prima faida di Scampia nel 2004. Estranea a qualsiasi contesto camorristico, lavorava come operaia in una fabbrica di pelletteria. Il clan Di Lauro l’ha picchiata e torturata per ore, poi uccisa con tre colpi di pistola, infine – per cancellare le tracce delle ripetute torture – bruciata.